Intervista a Antonio Bordini
Quando ha iniziato a collaborare con Farina? Ho iniziato a collaborare con Farina circa 17 anni fa. Io ho conosciuto Remo Farina, e purtroppo dopo 3/4 anni è venuto a mancare, a lui sono subentrati Elena e Claudio con cui è proseguito un ottimo rapporto. Ho conosciuto Remo perché cercavo un’azienda che mi facesse un buon Amarone ad un prezzo decente. Non mi interessavano nomi altisonanti e già conosciuti. Il mio obiettivo era trovare aziende familiari dove il titolare si sporcasse le mani e si desse da fare. Per fortuna ho trovato questa qualità in Remo.
Cosa Le è piaciuto di Farina?
Prima di tutto, Remo. Io e Remo avevamo le stesse idee. Chi lavora deve essere pagato il giusto e poi deve cercare di far il proprio lavoro nel migliore modo possibile, senza avere grandi pretese. Poi un’altra qualità che apprezzo molto è la parola data. Io sono sempre in giro per il mondo e tante volte (a quel tempo non c’era internet) si parlava per telefono e se si diceva qualcosa, quello era. La parola data era fondamentale, come se fosse un contratto scritto! Purtroppo oggi non è più così.
Che ruolo riveste per Farina?
Io sono un consulente. Cerco di vendere i loro prodotti a possibili clienti nell’est asiatico, per essere più precisi ho contatti che vanno da Singapore alla Corea del Sud. Attualmente sto vendendo i vini di Farina principalmente ad un’azienda giapponese, però quando ho possibili acquirenti in altri Paesi, parlo sempre con Claudio ed Elena per capire se posso occuparmene io.
Lei ha origini italiane giusto? Come ha fatto ad acquistare esperienza in questi mercati?
Sì, sono originario dal Lago di Garda. Conosco il Giappone da circa 40anni, ho vissuto in Giappone per circa 5 anni ed ora visito il Giappone almeno 3/4 volte l’anno. Ho anche una moglie giapponese!
Potrebbe definirsi un ambasciatore della cultura italiana in Giappone…
Più che altro io sono stato il primo in Corea del Sud a proporre prodotti alimentari italiani. Stiamo parlando di 17/18 anni fa. Mentre in Giappone, ho alcuni clienti, ognuno acquista prodotti differenti. I coreani invece acquistano tutto, li ho istruiti bene! Ma per un motivo semplice: che i giapponesi hanno iniziato a importare prodotti italiani 50 anni fa, mentre i coreani solo 16 anni fa.
Parliamo nello specifico del mercato giapponese, quali sono le caratteristiche principali in generali?
I giapponesi sono precisi, ordinati e pagano in anticipo. Se devo essere sincero sono stati i giapponesi per primi a venire in Italia alla ricerca di prodotti italiani, successivamente ci sono state delle grandi aziende italiane che hanno iniziato a farsi conoscere in Giappone. A mio parere, il grande errore che fanno le aziende italiane è cambiare troppo frequentemente l’etichetta. Loro ritengono che quella nuova sia più bella e attrattiva… ma non è così che funziona in Giappone! I clienti giapponesi identificano il prodotto tramite il design dell’etichetta, quando l’azienda la cambia (senza avvisare il cliente) i giapponesi pensano che sia un nuovo prodotto!
Possiamo dire che il cambiamento li disorienta un po'.
Consigli sul mercato del vino in Giappone?
L’importatore italiano deve essere serio. Ci vogliono anni per convincere il cliente, bisogna avere pazienza e costanza! Ovviamente anche un prodotto buono e la sincerità devono essere la base! Nel loro settore si conoscono tutti, quindi se fai un’offerta deve essere uguale per tutti, altrimenti rischi di non poter commerciare più in quel settore, perché tra di loro si parlano e si consultano, per questo che prima di avere una risposta ad un’offerta ci vogliono mesi.
Cosa ne pensa dei vini di Farina oggi? Sono cambiati nel tempo?
Devo dire che Claudio tiene la qualità alta, ogni 3/4 anni mette sul mercato un vino nuovo, l’ultimo è il Godò che risale ad un paio d’anni fa. Hanno messo delle etichette nuove, poi è ovvio che ogni annata è diversa.
Qual è il suo vino preferito di Farina?
Il vino che prediligo è il Ripasso.
Il vino che ha più potenzialità in Giappone? Quello che va di più, tra i miei clienti, è il Ripasso… ma piacciono molto anche il Bardolino e il Valpolicella.
Quale aggettivo darebbe all’azienda Farina?
Seria. È l’unico aggettivo con cui potrei descriverla, anche perché se non lo fosse, non ci lavorerei assieme.
Quale messaggio o consiglio darebbe all’azienda?
Mettete da parte qualche bottiglia ogni anno. Così con il tempo avrete la vostra storia davanti ai vostri occhi, non solo metaforicamente ma anche materialmente.