Giovanni Righetti

Senza i conferenti mancherebbe l’energia che dà vita al vino. Sono coloro che curano durante l’anno con passione ed entusiasmo la vigna in modo tale che dia buoni frutti. Gli stessi frutti che Farina trasforma in vini straordinari e conosciuti nel mondo. Questi vini partono proprio da loro…

Giovanni Righetti

Zona vigneto:  
Pedemonte
Superfice:  
1
Altitudine:  
1
Sistema di allevamento:  
pergola
Esposizione:  
Nord Ovest
Vitigni:  
Corvina, Corvinone e Rondinella
Tipo di suolo:  
argilloso

 

Scheda introduttiva


La famiglia Righetti conferisce le uve a Farina da 60 anni. Il loro è un legame duraturo e fedele nel tempo, proprio come all’interno di una grande famiglia. Giovanni stesso racconta come si senta parte di una grande famiglia allargata. E per lui la famiglia è stata la radice della sua passione per la vite, fin da quando, bambino, il padre lo svegliava alle 3 del mattino per portalo in campagna, perché erano le ore più fresche per lavorare. Tutt’oggi lui si sveglia ancora prima dell’alba ed inizia la sua giornata in vigneto. La storia dei Righetti è la storia di una famiglia che ha fatto del rispetto della pianta una ragione di vita.

Intervista a Giovanni Righetti

Quando avete iniziato a conferire le uve a Farina?
La mia famiglia conferisce le uve a Farina da sempre. Ci lega alla famiglia Farina un legame di vicinato e di amicizia fin dai tempi di mio padre, quando ha iniziato a dare le uve a loro almeno 60 anni fa.

Come ha imparato a coltivare la vite?

Devo tutto quello che so a mio padre, che a sua volta ha ereditato il vigneto dai suoi genitori. Io ho imparato ad andare in vigna da bambino, quando mio padre mi svegliava nel cuore della notte, alle 3 o 4 del mattino, e mi portava in campagna con lui. Quelle erano le ore più fresche della giornata per lavorare. Tutt’oggi io mi sveglio così presto e lavoro in vigneto fino alle 8 del mattino. Poi ritorno a casa e nel vigneto ci ritorno nel tardo pomeriggio.

Mi racconta un aneddoto legato alla vigna?
Quando ero bambino, mio nonno si occupava della vigna e poco prima della vendemmia andava a Jesolo e reclutava almeno una ventina di operaie che venissero a vendemmiare. Lui dava loro, oltre ad una buona ricompensa economica, anche vitto e alloggio. Inoltre perché non mangiassero l’uva mentre vendemmiavano, mio nonno le spronava a cantare. Io mi ricordo così la vendemmia così una festa, con queste signore che cantavano nella vigna. Alla fine della giornata si mangiava e si cantava in compagnia.

Quale insegnamento le ha lasciato suo padre?
A rispettare la pianta. Se la si rispetta, dona sempre buoni frutti. Io oggi ho scelto di coltivare le piante senza l’utilizzo di sostanze chimiche, perché penso che alla lunga la vigna sia riconoscente di questo gesto di grande rispetto.


Si occupa da solo del vigneto?
Come mio padre ha fatto con me, io sto insegnando alle mie due figlie, che nella vita fanno tutt’altro mestiere, a compiere tutti quei gesti importanti per il vigneto. Loro stanno imparando con entusiasmo e vengono volentieri con me in vigna. Poi nel periodo della vendemmia ci danno anche una mano i miei generi e mia moglie.

Qual è il gesto più importante da compiere su una pianta?
La potatura. Per me è un’arte che va imparata e praticata con attenzione estrema. Quando poto le viti lo faccio con grande cura, perché so che da questo semplice gesto dipende la resa della pianta.

Che aggettivo darebbe all’azienda?
Familiare. Con Farina mi sento come in famiglia.
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