intervista a Lara Rossi
Lei è la “donna dei soldi”, l’anima amministrativa di Farina, ma è una donna di una dolcezza unica. Legata a Farina fin da quando era una “ragazzina”, come lei stessa ci racconta, è entrata a lavorare in azienda grazie allo zio Remo, che le ha insegnato tutto. Oggi si occupa di contabilità ed è una delle colonne portanti di Farina.
Come ha iniziato a collaborare con Farina?
Ero
una ragazzina quando sono arrivata in azienda nel 1988 chiamata da
Remo. Sono parente della famiglia Farina, perché mia madre è la sorella
di Remo. Nel 1986-7 lavoravo in una videoteca in paese. Ogni tanto mio
zio faceva visita a casa mia e un giorno mi ha detto “La mia impiegata è
in maternità, perché non vieni a lavorare con noi?”. Così a 18 anni ho
cominciato a rispondere al telefono, poi piano piano mi hanno dato più
compiti, come compilare i registri contabili dell’allora piccola azienda
agricola, oggi invece le operazioni sono più complesse. Io sono
cresciuta in questa azienda, per me è essere in famiglia, in tutti i
sensi.
Che ruolo ha all’interno dell’azienda?
Sono
impiegata amministrativa, mi occupo della contabilità. Il mio è un
lavoro molto vario: faccio controllo di saldi delle banche, chiamo i
clienti e registro le fatture di acquisto. Gestisco la contabilità, ma a
volte ho fatto anche consegne d’emergenza. Insomma, mi rendo
disponibile in tutto.
Che aggettivo si darebbe come persona?
Sono una persona sincera e rispettosa. Affidabile.
Primo ricordo che ha di quando è arrivata a lavorare da Farina?
All’inizio
ero un po' intimorita dai registri di magazzino, dove doveva quadrare
tutto: giacenze, carichi, scarichi… Ma mio zio mi ha insegnato tutto,
anche perché ero da sola in ufficio. Mio zio mi insegnava e mi sgridava
anche, ma così mi ha permesso di imparare moltissimo, di non
accontentarmi. Per fortuna il carico di lavoro non era quello di oggi:
allora c’erano pochissime fatture, quattro o cinque al giorno.
Cosa ha portato la nuova generazione in azienda?
Grandissime
soddisfazioni e cambiamenti. Nonostante siano venuti a mancare tre
componenti dell’azienda, abbiamo sempre creduto tutti in Claudio, Elena e
Sandro. Ci mettono forza e coraggio.
Hanno ampliato l’azienda, inserito nuovi impianti tecnologici, ma
mantenuto l’ambiente di lavoro genuino e sano come all’inizio. Mi sento
in famiglia qui, non solo perché ho un legame di parentela. Anche in
momenti non facili della mia vita, quest’azienda, le persone mi sono
sempre state vicine e mi hanno fatto sentire come a casa.
Quale consiglio si sente di dare loro?
Che
continuino sempre così, pensando anche alle persone che hanno costruito
l’azienda prima di loro. Se poi dovessi trovare una piccola mancanza:
servirebbe qualche persona in più, magari in magazzino.
Come definirebbe l’azienda?
Un’azienda con un grande potenziale. Che può fare ancora molto.
Punto di forza?
Trasparenza. Si fa sempre vedere per come è e non nasconde niente.
Qual’è il Suo vino preferito?
Io
amo molto il Recioto, perché mi ricorda la famiglia, il ritrovarsi
davanti ad una bottiglia di vino durante le feste natalizie. Lo stare
insieme.